Buongiorno,
questo blog nasce dall’esigenza di archiviare e rendere disponibili informazioni, pensieri e idee (elaborate o semplicemente riportate), acquisite durante uno studio sulla filosofia zen. Considerandolo, più che una guida, una raccolta di nozioni che partendo dallo zen ne vanno oltre.
Durante il lavoro di ricerca, infatti, ho riscontrato moltissime analogie tra i concetti espressi dai vari insegnamenti spirituali e le principali scoperte in campo scientifico.
La nostra mente, invero, per snellire il lavoro di calcolo sull’enorme quantità di stimoli, provenienti sia dall’interno sia dall’esterno, sfrutta dei percorsi prestabiliti a basso dispendio energetico e di maggiore velocità di esecuzione. Tali scorciatoie, fondamentali per reagire nell’immediato alle varie situazioni, molto spesso, ci portano a conclusioni che vanno a discapito della precisione, dandoci una proiezione approssimativa e irrazionale di come in realtà le cose stanno.
I contenuti qui riportati, spero siano utili a dare uno stimolo al pensiero, lasciando ovviamente libera la facoltà di trarre le proprie conclusioni in maniera assolutamente indipendente e soggettiva.
“Un lungo viaggio, inizia sempre con il primo passo…..”
(proverbio zen).

martedì 7 giugno 2011

"Quando hai terminato il pranzo... lava la tua scodella!"

Un giorno un uomo chiese al maestro Ikkyù:
"Maestro, vuoi annotarmi alcune delle regole fondamentali della suprema saggezza?"
Ikkyù afferrò subito la carta e pennello e scrisse: "Attenzione".
"E' tutto?" disse l'uomo "non vuoi aggiungere qualche altra cosa?"
Al che Ikkyù scrisse:"Attenzione. Attenzione".
"Beh," disse l'uomo abbastanza irritato, "non vedo davvero molto di profondo o di ingegnoso in ciò che hai appena aggiunto."
Allora Ikkyù prese il pennello e scrisse: "Attenzione, attenzione, attenzione".

La psicologia cognitiva ci insegna che, il concentrare le nostre energie su quello che si sta facendo, nel preciso istante in cui lo si compie, risulta essere assai più conveniente in termini di economia intellettiva. Molto spesso, quando svolgiamo delle attività, la nostra attenzione è focalizzata altrove, e la nostra mente deve fere il doppio dello sforzo per raggiungere un risultato il più delle volte mediocre. Il compiere le azioni con "presenza mentale", consiste nel vivere in piena concentrazione ogni evento, l’essere consapevoli di ogni nostro movimento. Il porre l'attenzione su cosa sta accadendo e il come sta accadendo.

Proiezione mentale ed evento sono in rapporto circolare, secondo il quale la proiezione genera l'evento e l'evento verifica la proiezione.

Spesso accade che un individuo, fermamente convinto o alquanto timoroso, circa il verificarsi di eventi futuri, alteri il suo comportamento (conscio e inconscio) in modo tale da finire per causare, egli stesso, tali eventi. 

L'agire in modo attento e concentrato,  implica l'attivazione di uno stato interno che dirige e mantiene costante nel tempo il comportamento motivazionale di un individuo. Quando lavori … lavora! Quando riposi … riposa! Quando ami … Ama! Focalizzare le energie per raggiungere uno scopo in modo ergonomico  (migliorare la soddisfazione dell’utente e l’insieme delle prestazioni del sistema).

La messa a fuoco di un obbiettivo, e la conseguente attenzione riposta nel non perderlo di vista, da un punto di vista psicologico, attiva tutti i fattori dinamici che spingono il comportamento di un individuo verso una data meta; secondo questa concezione ogni atto compiuto senza motivazioni rischia di fallire.

Ciò che conta non è il numero di cose che uno fa, ma l'efficacia di ogni singola azione. 

Un esempio lampante da prendere in considerazione riguardo l’importanza dell’attenzione è quello del predatore, che, per attaccare animali in branchi, ne prende di mira uno, seguendo la strategia che dice: non cambiare preda, perché daresti il tempo di tirare il fiato a tutti tranne che a te stesso. Quando gli zoologi, in Kenya, cercarono di rendere le loro raccolte di dati più facili colorando in base a un codice le corna degli gnu, dopo averli addormentati, scoprirono che, per quanto si preoccupassero di far recuperare all’animale marchiato tutte le sue energie prima di reintrodurlo nel branco, nel giro di un giorno o poco più veniva ucciso dalle iene. Una spiegazione, è che il colore del marchio rendeva più facile alle iene individuare lo gnu e dargli la caccia fino a sfinirlo. Sulle strisce delle zebre si è avanzata di recente l’ipotesi che, piuttosto che servire a mimetizzarle nell’alta vegetazione striata,( una spiegazione che ha sempre sollevato dei dubbi), esse trasformino le zebre in un gioco delle tre tavolette vivente, confondendo leoni e altri predatori quando cercano di concentrare la loro attenzione su una singola zebra.

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