Il termine abitudine, viene usato per indicare
sia le attività motorie, sia le attività mentali, che dopo numerose ripetizioni
vengono svolte in modo relativamente automatico, o più semplicemente, con
maggior facilità e coordinazione.
L'abitudine è il processo mediante il quale un
comportamento diventa abituale. I comportamenti si ripetono in un contesto
coerente, vi è un aumento incrementale nel collegamento tra il contesto e
l'azione. Per azione, si intendono sia attività mentali e motorie, che, dopo un
periodo relativamente lungo in cui vengono ripetute, vengono poi svolte in
maniera più sciolta o con maggiore coordinazione dei movimenti. Questo aumenta
l'automaticità del comportamento in tale contesto. Caratteristiche di un
comportamento automatico possono essere: efficienza, mancanza di
consapevolezza, la non intenzionalità, l'incontrollabilità.
Una cattiva abitudine è un modello di
comportamento negativo. Alcuni esempi includono: procrastinazione,
irrequietezza, disordini nell’alimentazione, il commiserarsi……….
Un fattore chiave per distinguere una cattiva
abitudine da una dipendenza o da una malattia mentale è l'elemento della forza di
volontà. Se una persona sembra ancora avere il controllo sul suo comportamento,
allora è solo un'abitudine. Le buone intenzioni sono in grado di escludere
l'effetto negativo delle cattive abitudini, ma il loro effetto, sembra essere
indipendente: le cattive abitudini restano, ma sono sottomesse invece che
annullate.
Abitudini sono, ovviamente, i comportamenti che si legano alle occasioni
formative di cui un individuo sa, o può usufruire nella vita, dando luogo a
scelte più o meno libere: per es., praticare attività fisiche o sportive,
leggere, ascoltare musica, andare al cinema o al teatro, guardare la televisione.
Quando sono segno di difficoltà o disagio di ordine personale o sociale, si
mutano in “cattive abitudini”.
Le
abitudini sono, in conclusione, i comportamenti e gli atteggiamenti usuali per
un individuo, quelli che connotano significativamente la sua condotta: nel loro
insieme identificano il suo 'stile di vita' e il suo modo di atteggiarsi e di
entrare in rapporto con sé e con gli altri (si pensi, per es., alla mimica
facciale, alle posture, ai comportamenti prossemici).
La
lettura delle abitudini di un individuo fornisce elementi preziosi per metterne
a fuoco l'identità psicologica, culturale e sociale.
Le
abitudini sono legate, infatti, alla storia di un individuo e lo vincolano
strettamente alle sue esperienze, ai suoi affetti e al suo percorso formativo.
Nella
ricerca pedagogica, anche grazie alle suggestioni offerte dalla teoria
dell'evoluzione di C. Darwin, si sono affermate visioni sempre più ampie e
dinamiche del concetto di “abitudine”. È esemplare, a tale riguardo, la
posizione per il quale "l'abitudine è un comportamento consolidato, acquisito
grazie a esperienze pregresse, che si sottrae a condotte meccaniche e
passivizzanti, di mero e definitivo adattamento o, meglio, di assuefazione
all'ambiente. L'abitudine è invece condotta che si inserisce in modo dinamico
nel continuum delle esperienze, ne consente di nuove, è passibile di
cambiamento, e modifica, se necessario, il contesto" (J. Dewey).
Anche
la ricerca psicologica ha analizzato i caratteri propri di questo specifico
tipo di apprendimento. A partire dagli studi di William James, docente prima di
filosofia e poi di psicologia alla università di Harvard, e fondatore della
“Society of Psychical Research”.
James,
afferma che l'abitudine
ricopre un ruolo molto importante nel campo dell'educazione. Tale importanza
deriva direttamente dal fatto che l'abitudine ricopre un ruolo centrale
nell'attività umana vista nel suo complesso.
Se l'uomo è
un "fascio di abitudini", quale sarà il compito essenziale
dell'educazione? Può essere indicato come sostanziale quello di individuare
quelle tecniche razionali e pratiche che tendano a sviluppare nell'essere umano
delle abitudini vantaggiose e ad avvilire quelle negative fino al punto di
farle sparire “L’educazione serve al comportamento, e le abitudini sono la
materia di cui il comportamento si serve… dobbiamo far si che il nostro sistema
nervoso sia un alleato e non un nemico!”.
James
riprende il pensiero del filosofo Alexander Bain, spiegando in che modo si
acquista e poi si mantiene una buona abitudine. Le maggiori difficoltà si
incontrano nel momento in cui si vuole creare una nuova abitudine: in quel caso
si deve agire con grande determinazione, non facendosi distrarre da altri
fattori (disciplina). Questo permette al sistema nervoso di accettare e
"dare spazio" alla nuova decisione facendola propria. E' pertanto
evidente l'importanza etica dell'abitudine: essa determina infatti nel soggetto
l'insediarsi in maniera stabile di comportamenti morali.
James ci
offre anche alcune osservazioni pratiche e massime fondamentali, che qui
estrapoliamo per intero dal suo “Le leggi dell’abitudine”.
- · L’acquisizione di una nuova abitudine, o l’abbandono di una vecchia, comportano la nostra più seria e decisa partecipazione all’iniziativa.
- · Non tollerate mai un’eccezione prima che la nuova abitudine sia radicata nella vostra vita. La continuità nell’esercizio equivale a far girare il sistema nervoso in modo infallibilmente giusto. Un solo successo dal lato sbagliato disfa molti successi dal lato giusto.
- · Cogliete la prima opportunità ad agire secondo la risoluzione che vi siete proposti, e seguite ogni stimolo emotivo che avvertite in direzione delle abitudini che desiderate acquistare. Infatti, non è nel momento in cui si formano, ma nel momento in cui si producono effetti motori, che le risoluzioni e le aspirazioni comunicano un nuovo assetto al cervello. Indipendentemente dalla ricchezza di massime di un individuo, e indipendentemente dalla bontà dei suoi sentimenti, senza una possibilità concreta di agire, il suo carattere non migliorerà affatto.
- · Non fate troppe prediche né conversazioni astratte. Aspettate, piuttosto, che si presenti un’opportunità pratica e afferratela, in modo che in un'unica azione possiate pensare, percepire e fare. I sermoni e le conversazioni diventano presto noiosi per l’intelletto.
- · Tenete viva in voi la facoltà dello sforzo mediante qualche piccolo esercizio da eseguire periodicamente. Vale a dire: siate sistematicamente eroici nelle cose non necessarie, fate quasi ogni giorno qualcosa per la sola ragione che è difficile farlo, e ugualmente abituate a concentrare la vostra attenzione a privarsi di cose non necessarie.
"Tuttavia, non esiste incompatibilità tra i principi generali
fino ad ora enunciati, e le eventuali modificazioni più repentine del
carattere. Si possono lanciare abitudini nuove a condizione che vi siano
stimoli ed eccitamenti nuovi. Ora in queste esperienze c’è molta forza viale, e
a volte sono così rivoluzionarie e critiche da cambiare completamente la scala
di valori di un individuo e il suo sistema concettuale. In tali casi, il vecchio ordine di abitudini risulta sconvolto, e se le nuove motivazioni risultano
valide, si formeranno abitudini diverse in grado di ricostruire o rigenerare la
natura dell’individuo" (William James).
“L'abitudine è l'abitudine, e nessun uomo può buttarla dalla
finestra; se mai la si può sospingere giù per le scale, un gradino alla volta”.
Mark Twain, Wilson lo Svitato, 1894.
bibliografia
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Introduzione alla psicologia fisiologica, Bologna, Zanichelli, 1982.
M.
Proust, "Alla ricerca del tempo perduto", 3 voll., Parigi, Gallimard, 1954
(trad. it. Milano, Mondadori, 1983).
William
James “Discorsi agli insegnanti e agli studenti sulla psicologia e su alcuni
ideali….” Capitolo 8 “la legge dell’abitudine.
Enciclopedia
“Treccani” (Le abitudini e le scienze dell'uomo di Lucia Genovese)