Buongiorno,
questo blog nasce dall’esigenza di archiviare e rendere disponibili informazioni, pensieri e idee (elaborate o semplicemente riportate), acquisite durante uno studio sulla filosofia zen. Considerandolo, più che una guida, una raccolta di nozioni che partendo dallo zen ne vanno oltre.
Durante il lavoro di ricerca, infatti, ho riscontrato moltissime analogie tra i concetti espressi dai vari insegnamenti spirituali e le principali scoperte in campo scientifico.
La nostra mente, invero, per snellire il lavoro di calcolo sull’enorme quantità di stimoli, provenienti sia dall’interno sia dall’esterno, sfrutta dei percorsi prestabiliti a basso dispendio energetico e di maggiore velocità di esecuzione. Tali scorciatoie, fondamentali per reagire nell’immediato alle varie situazioni, molto spesso, ci portano a conclusioni che vanno a discapito della precisione, dandoci una proiezione approssimativa e irrazionale di come in realtà le cose stanno.
I contenuti qui riportati, spero siano utili a dare uno stimolo al pensiero, lasciando ovviamente libera la facoltà di trarre le proprie conclusioni in maniera assolutamente indipendente e soggettiva.
“Un lungo viaggio, inizia sempre con il primo passo…..”
(proverbio zen).

giovedì 30 agosto 2012

"L'ABITUDINE SI VINCE CON L'ABITUDINE"... Tommaso da Kempis (L'imitazione di Cristo VIII sec.)


Il termine abitudine, viene usato per indicare sia le attività motorie, sia le attività mentali, che dopo numerose ripetizioni vengono svolte in modo relativamente automatico, o più semplicemente, con maggior facilità e coordinazione.
L'abitudine è il processo mediante il quale un comportamento diventa abituale. I comportamenti si ripetono in un contesto coerente, vi è un aumento incrementale nel collegamento tra il contesto e l'azione. Per azione, si intendono sia attività mentali e motorie, che, dopo un periodo relativamente lungo in cui vengono ripetute, vengono poi svolte in maniera più sciolta o con maggiore coordinazione dei movimenti. Questo aumenta l'automaticità del comportamento in tale contesto. Caratteristiche di un comportamento automatico possono essere: efficienza, mancanza di consapevolezza, la non intenzionalità, l'incontrollabilità.

Una cattiva abitudine è un modello di comportamento negativo. Alcuni esempi includono: procrastinazione, irrequietezza, disordini nell’alimentazione, il commiserarsi……….
Un fattore chiave per distinguere una cattiva abitudine da una dipendenza o da una malattia mentale è l'elemento della forza di volontà. Se una persona sembra ancora avere il controllo sul suo comportamento, allora è solo un'abitudine. Le buone intenzioni sono in grado di escludere l'effetto negativo delle cattive abitudini, ma il loro effetto, sembra essere indipendente: le cattive abitudini restano, ma sono sottomesse invece che annullate.
Abitudini sono, ovviamente, i comportamenti che si legano alle occasioni formative di cui un individuo sa, o può usufruire nella vita, dando luogo a scelte più o meno libere: per es., praticare attività fisiche o sportive, leggere, ascoltare musica, andare al cinema o al teatro, guardare la televisione. Quando sono segno di difficoltà o disagio di ordine personale o sociale, si mutano in “cattive abitudini”.

Le abitudini sono, in conclusione, i comportamenti e gli atteggiamenti usuali per un individuo, quelli che connotano significativamente la sua condotta: nel loro insieme identificano il suo 'stile di vita' e il suo modo di atteggiarsi e di entrare in rapporto con sé e con gli altri (si pensi, per es., alla mimica facciale, alle posture, ai comportamenti prossemici).
La lettura delle abitudini di un individuo fornisce elementi preziosi per metterne a fuoco l'identità psicologica, culturale e sociale.

Le abitudini sono legate, infatti, alla storia di un individuo e lo vincolano strettamente alle sue esperienze, ai suoi affetti e al suo percorso formativo.

Nella ricerca pedagogica, anche grazie alle suggestioni offerte dalla teoria dell'evoluzione di C. Darwin, si sono affermate visioni sempre più ampie e dinamiche del concetto di “abitudine”. È esemplare, a tale riguardo, la posizione per il quale "l'abitudine è un comportamento consolidato, acquisito grazie a esperienze pregresse, che si sottrae a condotte meccaniche e passivizzanti, di mero e definitivo adattamento o, meglio, di assuefazione all'ambiente. L'abitudine è invece condotta che si inserisce in modo dinamico nel continuum delle esperienze, ne consente di nuove, è passibile di cambiamento, e modifica, se necessario, il contesto" (J. Dewey).

Anche la ricerca psicologica ha analizzato i caratteri propri di questo specifico tipo di apprendimento. A partire dagli studi di William James, docente prima di filosofia e poi di psicologia alla università di Harvard, e fondatore della “Society of Psychical Research”.
James, afferma che l'abitudine ricopre un ruolo molto importante nel campo dell'educazione. Tale importanza deriva direttamente dal fatto che l'abitudine ricopre un ruolo centrale nell'attività umana vista nel suo complesso.
Se l'uomo è un "fascio di abitudini", quale sarà il compito essenziale dell'educazione? Può essere indicato come sostanziale quello di individuare quelle tecniche razionali e pratiche che tendano a sviluppare nell'essere umano delle abitudini vantaggiose e ad avvilire quelle negative fino al punto di farle sparire “L’educazione serve al comportamento, e le abitudini sono la materia di cui il comportamento si serve… dobbiamo far si che il nostro sistema nervoso sia un alleato e non un nemico!”.
James riprende il pensiero del filosofo Alexander Bain, spiegando in che modo si acquista e poi si mantiene una buona abitudine. Le maggiori difficoltà si incontrano nel momento in cui si vuole creare una nuova abitudine: in quel caso si deve agire con grande determinazione, non facendosi distrarre da altri fattori (disciplina). Questo permette al sistema nervoso di accettare e "dare spazio" alla nuova decisione facendola propria. E' pertanto evidente l'importanza etica dell'abitudine: essa determina infatti nel soggetto l'insediarsi in maniera stabile di comportamenti morali. 
James ci offre anche alcune osservazioni pratiche e massime fondamentali, che qui estrapoliamo per intero dal suo “Le leggi dell’abitudine”.
  • ·      L’acquisizione di una nuova abitudine, o l’abbandono di una vecchia, comportano la nostra più seria e decisa partecipazione all’iniziativa.
  • ·      Non tollerate mai un’eccezione prima che la nuova abitudine sia radicata nella vostra vita. La continuità nell’esercizio equivale a far girare il sistema nervoso in modo infallibilmente giusto. Un solo successo dal lato sbagliato disfa molti successi dal lato giusto.
  • ·      Cogliete la prima opportunità ad agire secondo la risoluzione che vi siete proposti, e seguite ogni stimolo emotivo che avvertite in direzione delle abitudini che desiderate acquistare. Infatti, non è nel momento in cui si formano, ma nel momento in cui si producono effetti motori, che le risoluzioni e le aspirazioni comunicano un nuovo assetto al cervello. Indipendentemente dalla ricchezza di massime di un individuo, e indipendentemente dalla bontà dei suoi sentimenti, senza una possibilità concreta di agire, il suo carattere non migliorerà affatto.
  • ·      Non fate troppe prediche né conversazioni astratte. Aspettate, piuttosto, che si presenti un’opportunità pratica e afferratela, in modo che in un'unica azione possiate pensare, percepire e fare. I sermoni e le conversazioni diventano presto noiosi per l’intelletto.
  • ·      Tenete viva in voi la facoltà dello sforzo mediante qualche piccolo esercizio da eseguire periodicamente. Vale a dire: siate sistematicamente eroici nelle cose non necessarie, fate quasi ogni giorno qualcosa per la sola ragione che è difficile farlo, e ugualmente abituate a concentrare la vostra attenzione a privarsi di cose non necessarie.


"Tuttavia, non esiste incompatibilità tra i principi generali fino ad ora enunciati, e le eventuali modificazioni più repentine del carattere. Si possono lanciare abitudini nuove a condizione che vi siano stimoli ed eccitamenti nuovi. Ora in queste esperienze c’è molta forza viale, e a volte sono così rivoluzionarie e critiche da cambiare completamente la scala di valori di un individuo e il suo sistema concettuale. In tali casi, il vecchio ordine di abitudini risulta sconvolto, e se le nuove motivazioni risultano valide, si formeranno abitudini diverse in grado di ricostruire o rigenerare la natura dell’individuo" (William James).

“L'abitudine è l'abitudine, e nessun uomo può buttarla dalla finestra; se mai la si può sospingere giù per le scale, un gradino alla volta”.
Mark Twain, Wilson lo Svitato, 1894.











bibliografia

H. Bergson, "Il pensiero e il movimento". Saggi e conferenze, Parigi, PUF, 1934.
J. Dewey, The influence of Darwin on phylosophy and other essays in contemporary thought, New York, Henry Holt, 1910.
D. Janicaud, Une généalogie du spiritualisme français. Aux sources du bergsonisme. Ravaisson et la métaphysique, La Haye, Nijhoff, 1969.
M.-F.-P. Maine de Biran, "Influenza dell'abitudine sulla facoltà di pensare", Parigi, Henrichs, 1803.
A. Oliverio, Biologia e comportamento. Introduzione alla psicologia fisiologica, Bologna, Zanichelli, 1982.
M. Proust, "Alla ricerca del tempo perduto", 3 voll., Parigi, Gallimard, 1954 (trad. it. Milano, Mondadori, 1983).
William James “Discorsi agli insegnanti e agli studenti sulla psicologia e su alcuni ideali….” Capitolo 8 “la legge dell’abitudine.
Enciclopedia “Treccani” (Le abitudini e le scienze dell'uomo di Lucia Genovese)